Giovanni Da Monreale inizia nel 2013 la sua opera di “contaminazione” delle aree urbane cittadine, scegliendo luoghi come giardini o fermate degli autobus per collocare sculture realistiche in vetroresina a grandezza naturale che ritraggono ragazzini e ragazzine immersi nei videogiochi o negli smartphones. Chiusi in sé stessi, immersi in un isolamento digitale che impedisce loro di interagire, questi giovanissimi esseri umani sembrano bambole dalla colorata freddezza. Quasi uno space invader, un artista da guerrilla, Da Monreale propone l’innocenza come salvezza, collocando le proprie opere negli spazi urbani, esponendole consapevolmente al rischio del vandalismo e della rimozione, ma correndo il rischio in nome di un alto ideale sociale.
Testi in catalogo di Anna Rita Chiocca.