Una raccolta di opere che appare al tempo stesso come un’enciclica ed un libro nero, in cui agli elementi figurativi si attribuisce “un valore sacro o dissacrato a seconda del significato”. Fatti ed episodi del passato, che hanno toccato profondamente la sensibilità e l’immaginario del pittore versiliese, vengono messi in mostra in un teatro della crudeltà figurativo, tramite un procedimento che richiama esplicitamente la pop-art, ma in chiave poco rassicurante, viste le frequenti invasioni ex-abrupto di elementi disturbanti, i quali obbligano lo spettatore a riflettere, interrogarsi.
Testo di Adolfo Lippi.